Se è vero che l’arte barocca è fatta di meraviglia e persuasione, e che i due sentimenti insieme si addicono alla perfezione alla celebrazione del trionfo della Chiesa del Seicento, uscita più
forte dalla Controriforma e dal Concilio di Trento, allora nel Gesù è stato fatto davvero un capolavoro. La chiesa madre dell’ordine dei Gesuiti è fortemente voluta da sant’Ignazio di Loyola, che
non si farà scoraggiare nemmeno quando, dopo la posa della prima pietra, cerimonia alla quale lui aveva solennemente partecipato, i lavori si fermano. Ci vorrà ancora qualche anno e la
ripetizione – per altre due volte! – della posa della prima pietra, per dare il vero inizio ai lavori, complice anche il cardinale Alessandro Farnese che decide di finanziare l’impresa
(ribadendolo bene nell’iscrizione che compare a metà della facciata, dove il nome Farnese è giusto giusto sopra il monogramma di Cristo) con una generosa provvidenziale iniezione di
liquidità.
L’interno è poi dominato dagli affreschi del genovese Giovan Battista Gaulli: diciamo che qui il Baciccia realizza in pittura quello che Bernini faceva in scultura, e dà l’impressione che le
figure dipinte sulla volta e nel presbiterio siano davvero presenti all’interno della chiesa, partecipando assieme ai fedeli alla funzione. Pura illusione e stupore.