A chi passa distratto, magari per la prima volta, in piazza Annibaliano potrà apparire come un cantiere ancora aperto (visto soprattutto che un cantiere, almeno in questo periodo, c’è davvero), ma ad un occhio più attento si rivelerà tutto lo splendore della Roma paleocristiana, quando Costanza, figlia di Costantino, decise di far costruire - attorno alla metà del IV secolo - una grandiosa basilica sul luogo della sepoltura di sant’Agnese. La basilica è detta circiforme perché in origine aveva proprio la forma di un circo, lunga lunga e con uno dei due lati brevi semicircolare, a formare una vera e propria abside, e che è poi in sostanza proprio quella che affaccia su piazza Annibaliano. Facendo il giro dell’isolato, e raggiunta via Nomentana, si può entrare nel complesso e dare un’occhiata alla struttura, in cui si riconosce bene la muratura ad opera listata, con tufelli alternati a mattoni, all’epoca già evidentemente troppo costosi per essere utilizzati in tutta la parete. Si tratta certo di un rudere dell’antica basilica, che ha completamente perduto la copertura così come tutta la pavimentazione, un tempo formata dalle lastre tombali dei fedeli che vollero farsi seppellire vicino ad Agnese. Anche Costanza pensò bene di fare lo stesso, scegliendo però un edificio ben più monumentale di una semplice tomba terragna. Il mausoleo fa ancora bella mostra di sé proprio accanto all’antica basilica (e non distante da quella di VII secolo), così come gli straordinari mosaici dell’interno che insistono soprattutto sul tema della vendemmia, letta come ovvio in senso cristiano. Non devono aver pensato però lo stesso quegli artisti fiamminghi che qui, tra ‘500 e ‘600, si riunivano in quello che credevano essere un tempio del dio Bacco, e gli facevano onore in grandi bevute notturne. Ancora oggi, sulle mura perimetrali interne del mausoleo (che ospita anche una copia del sarcofago in porfido di Costanza), si scorge qualche nome graffito quattro o cinque secoli fa da quei buontemponi devoti a Bacco piuttosto che ad Agnese.