Lo dicono i grandi fotografi – e io nel mio piccolo condivido in pieno, tanto da portare sempre con me la macchina fotografica – che è importante cogliere l’attimo. Oggi mi è capitato di fronte a palazzo Barberini: me ne stavo lì ad aspettare un gruppo per una visita guidata quando all’improvviso il sole esce da una nuvola e colpisce la facciata, facendo risaltare al meglio i finestroni del gran salone decorato all’interno da Pietro da Cortona, il loggiato inferiore con il fregio pensato da Bernini, lo stemma centrale con le api Barberini. Mi sono messa allora ad immaginare come doveva essere il palazzo nel Seicento, alle feste grandiose che doveva ospitare (come il carosello che si svolse in onore di Cristina di Svezia, rappresentato in un dipinto a palazzo Braschi), agli artisti che facevano su e giù per le scale per andare ad affrescare le sale, ai cardinali ed al ramo secolare della famiglia, ai quali spettavano le due ali distinte del palazzo, passeggiare nei giardini che erano un tempo molto più estesi di quelli di oggi. Un sogno ad occhi aperti, e tutto questo per un po’ di sole.