Tra i tanti motivi che fanno di Roma una città straordinaria, almeno artisticamente parlando, ci sono una ventina di dipinti di Caravaggio. Uno in realtà è all’estero, nella pinacoteca dei Musei Vaticani: si tratta della Deposizione, commissionata all’inizio del Seicento da Girolamo Vittrice per la cappella di famiglia all’interno della chiesa di santa Maria in Vallicella. Contrariamente ad altre pale d’altare, realizzate da Merisi ma spesso rifiutate dagli stessi committenti, questo dipinto forte e drammatico rimase all’interno della cappella fino al 1797 quando i francesi se la portarono via a seguito della firma del trattato di Tolentino che chiudeva le ostilità tra Chiesa e Francia, imponendo allo stato della Chiesa un prezzo altissimo da pagare. Ci volle l’intervento di Antonio Canova per riportarla a casa…non propriamente in realtà, perché di ritorno d’Oltralpe, prese direttamente la strada del Vaticano. Quel che rimane in chiesa è una copia, non eccelsa, ma almeno utile a capire quello che poteva essere l’effetto di questo capolavoro nella sua collocazione originaria. Il che, tra tante pale d’altare dalla religiosità stucchevole e leziosa (qui come in altre chiese) non è certo poca cosa.