Abbiamo già incontrato nel blog qualche statua parlante, e altre ne incontreremo nei giorni a seguire. Ma la più famosa è senza dubbio Pasquino (nella foto).
Si tratta di un grosso frammento, databile al III secolo a.C., riscoperto nel 1501 in una piccola piazzetta a due passi da piazza Navona. Lì abitava il cardinale Oliviero Carafa, che decise di far lastricare l’area davanti alla sua residenza (l’odierno Palazzo Braschi, oggi sede del Museo di Roma): durante i lavori ecco comparire questo pezzo antico che, seppur frammentario, si rivela subito essere un’opera di grande valore, tanto che il cardinale decise di collocarla su di un piedistallo e lasciarla esposta in quel luogo.
In poco tempo la statua entra a far parte del panorama del rione, tanto da divenire fulcro della processione che si svolgeva ogni anno il 25 aprile, per la festa di San Marco. In questa occasione infatti la statua viene abbigliata alla maniera antica e sul suo piedistallo si affiggono componimenti poetici in latino scritti dagli studenti del vicino ginnasio, che si ispirano a fatti contemporanei.
Si tratta in realtà di versi un po' noiosi, ma che hanno comunque il merito di rendere la statua protagonista della festa: Pasquino comincia da lì a poco a vivere una vita propria, che va oltre il 25 aprile, e che riguarda molto da vicino i vizi della società romana del tempo.
I dotti testi in latino lasciano infatti il loro posto a versi (anonimi) ironici, sferzanti e pungenti, che mettono alla berlina i personaggi più in vista della città. Bersaglio favorito è senza dubbio il papa, qualsiasi papa, l’autentico sovrano di Roma che, pur essendo capo della cristianità, non è immune alle debolezze, anzi: corruzione, nepotismo, avidità sono solo alcuni dei termini associati alla figura del pontefice. Non c'è da stupirsi che Pasquino abbia molto da dire anche oggi: ovvio che non sia più il papa il suo bersaglio preferito, ma politici e politicanti, che spesso incarnano gli stessi vizi della Roma papalina.