Vicolo del Divino Amore, una stradina apparentemente dimessa, un poco sporca (attenzione a dove mettete i piedi...) e simile a tante altre viuzze del centro storico. Se non fosse che qui, al numero 19, ha per un periodo vissuto Caravaggio. È infatti il maggio del 1604 quando Michelangelo Merisi prende in affitto da Prudenzia Bruni una casa proprio qui (allora la via era detta di san Biagio), dove trasferirà parte delle sue cose e dove lavorerà ad uno dei suoi dipinti più celebri e controversi, la Morte della Vergine, ora al Louvre. Da quello che i documenti rivelano, Caravaggio si fa anche autorizzare dalla donna a “scoprire la metà della sala”, con tutta evidenza per ottenere più spazio e più luce per poter lavorare. Tutto sembra procedere per il meglio, col pittore che lavora e versa regolare affitto. Sembra, appunto. Perché succede che qualche mese dopo, per evitare guai con la giustizia (un notaio infatti aveva indicato proprio il Merisi come autore di un’aggressione ai suoi danni), Michelangelo scappa a Genova e – vuoi per la lontananza, vuoi perché aveva di certo altre preoccupazioni per la testa – dimentica di pagare la pigione alla donna, che per tutta risposta fa sequestrare tutti i beni del pittore, tra cui “un par de calzonacci verdi, una cassa con dodici libri dentro” e alcune tele. Caravaggio, al suo ritorno della Liguria, si fa sorprendere a lanciare sassi contro le finestre della casa…un incorreggibile attaccabrighe.