La storia della Roma non è fatta solo di grandi imprese, di personalità di prim’ordine o di straordinarie opere d’arte e d’architettura, ma anche di piccoli fatti di vita quotidiana…e di immondizia. Eh sì, perché anche ai tempi dell’impero c’era, incredibile a dirsi, il problema dello smaltimento dei rifiuti. Cosa fare allora di centinaia di migliaia di anfore che ogni anno rifornivano Roma di olio (usato nell’alimentazione e per l’illuminazione) proveniente dalla Betica, regione spagnola che corrisponde all’attuale Andalusia? Riciclarle sarebbe stato difficile, vista l’impossibilità di eliminare del tutto le tracce d’olio all’interno, dimenticarle qua e là senza rifletterci troppo, inutile e anzi dannoso, visto gli enormi carichi che giungevano periodicamente in città e che avrebbero finito con l’invadere tutta Roma. L’unica soluzione era allora quella di creare una vera e propria discarica nei pressi del porto. Ecco allora che nasce il monte Testaccio, una collina di oltre 30 metri totalmente artificiale (nella foto un particolare delle stratificazioni), risultato di secoli di accumuli di cocci di anfore distrutte sistematicamente. Un luogo impressionante, in cui letteralmente si cammina sulla storia, scorgendo frammenti più o meno grandi di anfore (alte 70 cm e pesanti, vuote, almeno 30 kg, ai quali aggiungevano 70 kg di olio) e a volte addirittura i tappi che le chiudevano. Un vero e proprio spaccato della vita di Roma.