La porta della basilica di santa Sabina è senza dubbio tra le più belle di Roma, in legno di cipresso, databile addirittura al V secolo: in perfette condizioni, è una dei primi grandi apparati iconografici prettamente cristiani, con forme ormai autonome rispetto all’arte paleocristiana che spesso prendeva in prestito temi e raffigurazioni dal mondo pagano. Sull’Aventino si trovano invece scene, ispirate alle storie del vecchio e del nuovo Testamento, completamente nuove, come una delle prime raffigurazioni di crocifissione della storia. Il tutto narrato in maniera estremamente semplice e comprensibile, una vera e propria Bibbia dei poveri (tranne qualche scena che risulta ancora di difficile interpretazione). Tra tutte le formelle una sembra aver attirato l’attenzione di qualche restauratore…patriottico. La scena è quella (nella foto) del passaggio del mar Rosso: sembra che il volto del faraone, semisommerso dalle acque con il suo esercito, sia in realtà un piccolo ritratto di Napoleone, rilavorato nel corso di un restauro del 1836. In effetti, guardandola con attenzione, quella fisionomia di egizio ha ben poco; che sia davvero il còrso?