Nascosta tra le strade di Testaccio, tra via Rubattino e via Florio, se ne sta da secoli la Porticus Aemilia, un tempo parte dell’Emporium, il grande scalo portuale della città antica che si trovava proprio in quest’area, vostruito nel II secolo a.C. da Lucio Emilio Lepido e Lucio Emilio Paolo per far fronte ai problemi dell’antico porto del Foro Boario, il primo di Roma, diventato a quell’epoca insufficiente per le esigenze di quella che si avviava a diventare una vera metropoli. Il portico, che prende il nome dai censori che ne decretarono la costruzione, era un tempo un lunghissimo porticato, lungo mezzo chilometro, e utilizzato per immagazzinare le merci (dall’olio al grano) in arrivo da ogni provincia. Le povere arcate del portico resistono stoicamente all’incuria, alla mancanza di fondi per la sua corretta valorizzazione, a qualche maleducato che, evidentemente ignaro di quello che gli sta di fronte, getta immondizia accanto alle mura o scribacchia sui pannelli informativi, scoloriti dal sole e dalla pioggia…