Il posto va scelto con cura: non troppo vicino né troppo lontano. E poi, perfettamente di fronte a castel sant’Angelo o un po’ di lato? Personalmente ho già scelto, ma non rivelerò quale sarà la mia posizione per paura di trovarla occupata…perché i fuochi d’artificio che festeggiano Pietro e Paolo, i santi patroni di Roma, attirano ormai da sette anni sempre più persone. Tradizione vuole che questo spettacolo pirotecnico sia stato inventato da Michelangelo in persona e poi perfezionato da Gian Lorenzo Bernini, sempre alla ricerca di qualche effetto speciale per stupire papi, cardinali e semplici cittadini romani. In realtà sembra che il primo ad avere l’idea sia stato Sisto IV della Rovere nel 1481, per festeggiare gli eventi più importanti della storia della città, come la Pasqua, l’incoronazione di un nuovo papa e, appunto, la giornata del 29 giugno. Per secoli la girandola, fino alla sospensione della fine dell’Ottocento, è finita al centro di dipinti, incisioni e racconti; ne parlano anche Giuseppe Gioacchino Belli, Charles Dickens e tale Vanoccio Biringuccio, artigliere di Paolo III Farnese, che lascia una descrizione più tecnica dei fuochi del 1540: “Al terzo giro tirano molti razzi, i quali sono longhi un palmo che di poi sono andati in alto con una longha coda e che par gli habbino finito, schioppano, e mandan fuori sei o otto razzetti per uno, nella maggiore sommità del castello, dove è l’Angelo attaccato à l’arboro del stendardo, adattato una forma d’una grande stella, che contiene molti razzi”. Non ci resta che goderci lo spettacolo, rimanendo una mezz’oretta con la testa per aria e la bocca aperta.