…dove eravamo rimasti? Ah sì, alla statua in bronzo di Marc’Aurelio…diciamo che se fosse vissuto ai tempi della psicanalisi, il monumentale ritratto imperiale avrebbe di certo avuto bisogno di più di una seduta per superare costanti e preoccupanti crisi di identità. Provate voi ad essere chiamati per secoli con nome di qualcun altro come è successo a lui, che nel Medioevo era ritenuto da tutti un ritratto di Costantino. Lui, che con quella barba non era nemmeno somigliante al primo – glabro – imperatore cristiano! In effetti però questo scambio di persona fu la salvezza della statua, che fino agli anni ’30 del Cinquecento si trovava, prima di essere trasferita in Campidoglio, nella zona del Laterano: mentre infatti gran parte delle antiche statue in bronzo sono state fuse senza pietà tra Medioevo e Rinascimento per riciclare il prezioso metallo, nessuno ha mai osato nel tempo nemmeno avvicinarsi al ritratto di colui che aveva permesso ai cristiani di uscire dall’ombra e professare liberamente la loro religione. Certo, questo gigante a cavallo doveva fare una grande impressione agli occhi di chi non era più abituato a vedere colossi del genere; ecco allora che nel tempo cominciano a fiorire leggende più o meno bizzarre, come quella che riconosce nel ciuffetto di criniera tra le orecchie del cavallo una minacciosa civetta, pronta a segnalare la fine del mondo semplicemente alzandosi in volo…Ma torniamo a noi, perché i problemi per il povero Marc’Aurelio non sono mica finiti: quella che si vede oggi in piazza del Campidoglio è infatti una copia piazzata qui per ricoverare all’interno dei musei Capitolini l’originale, troppo fragile e preziosa per essere lasciata alla mercé delle intemperie. E, considerando che tutto il giorno i turisti fanno la fila per fotografare quello falso, il vero imperatore avrà probabili grossi problemi di sdoppiamento della personalità!