"Visitai la basilica di San Paolo il giorno dopo l’incendio. Ne ebbi un’impressione di severa bellezza, triste come solo la musica di Mozart può darne idea. Tutto ancora narrava l’orrore e il disordine di quella terribile sciagura; la chiesa era ancora ingombra di travi fumanti e nere, semibruciate; i fusti delle colonne, spaccati per tutta la loro lunghezza, minacciavano di cadere alla minima scossa. I romani, costernati, erano andati in massa a vedere la chiesa incendiata. Era uno dei più grandiosi spettacoli che io abbia mai visto". Nel luglio del 1823 tutta Roma (quelle sopra sono parole di Stendhal, in città in quei giorni) parlava del devastante incendio che aveva colpito la basilica di san Paolo fuori le Mura: era la notte del 15 quando divamparono le fiamme - forse causate da un operaio che dimenticò acceso il fuoco che aveva acceso per riparare alcune grondaie del tetto - che per cinque ore divorarono gran parte della basilica, lasciando miracolosamente intatto il chiostro, parte del transetto (il ciborio sull'altare, opera altissima di Arnolfo di Cambio, è uno dei pochi superstiti) e del colonnato della navata centrale. Uno spettacolo davvero impressionante, tanto che si decise di non rivelare all'agonizzante papa Pio VII quel che era accaduto per non provocargli un inutile dolore. Fu soltanto il suo successore quindi, Leone XII, ad organizzare i lavori di restauro - o meglio di ricostruzione - dell'edificio: in effetti, se in un primo momento era prevalsa la volontà di recuperare quanto possibile, alla fine si decide di far pulizia di tutto e di ricostruire quasi totalmente la basilica, riproponendo le forme paleocristiane. Il risultato oggi è talmente perfetto da risultare freddo; quasi come se si visitasse qualche parco a tema, una sorta di Disneyworld del Medioevo...peccato.