Tutto lascia pensare che un tempo Roma fosse una città nettamente più organizzata di oggi: ogni cosa sembra infatti fosse prevista e regolata da qualche legge o consuetudine e, dove non arrivava direttamente l'amministrazione papale, c'erano allora tante confraternite che si occupavano di quasi tutto. Un compito macabro e gravoso l'aveva ad esempio la confraternita dell'Orazione e Morte, a cui faceva capo l'omonima chiesa di via Giulia, proprio dietro palazzo Farnese, costruita negli anni '70 del Cinquecento con annesso un vasto cimitero, andato perduto con la costruzione dei muraglioni del Tevere a fine Ottocento. I confratelli si dedicavano in particolare alla ricerca dei cadaveri degli sconosciuti che si ritrovavano - purtroppo in gran numero - nel fiume e nelle campagne attorno a Roma, per offrire loro una degna sepoltura (ed ecco il perché del cimitero annesso alla chiesa, e della cripta che ancora conserva molti resti): tutto in effetti nella chiesa fa riferimento alla morte, dal teschio che occhieggia minaccioso dalla grande finestra sopra il portale, alle piccole targhe in marmo che raccoglievano le elemosine "per i poveri morti che si pigliano i campagna" come recita una delle due, in cui uno scheletro alato mostra un'eloquente clessidra ad un cadavere. L'altra invece, ancor più inquetante, ammonisce il passante con un "hodie mihi, cras tibi", oggi a me, domani a te...