Recita una vecchia canzone che ognuno di noi ha fischiettato almeno una volta:
"Alle terme di Caracalla
i romani giocavano a palla,
dopo il bagno verso le tre
chi la tira a me, chi la tira a te,
o con le mani o coi piè".
Una rima baciata perfetta che descrive bene una delle attività preferite degli antichi romani: la frequentazione delle terme. Eh sì, perché, ieri più di oggi, trascorrere del tempo in qualche stabilimento termale era qualcosa a cui nessuno poteva rinunciare. Vuoi per gli effettivi benefici sul fisico del passaggio tra calidarium, tepidarium e frigidarium, vuoi per le quattro bracciate che si potevano fare nella natatio o per le palestre presenti, le terme a Roma erano sempre piene di gente. Anche perché, particolari non trascurabili:
- non tutte le case avevano servizi igienici degni di questo nome, e le terme in questo sopperivano alla grande, offrendo serivi a prezzi stracciati, a volte anche gratuitamente;
- trascorrere un pomeriggio alle terme voleva dire rimanere aggiornati su tutto quello che succedeva in città, su chi fa cosa e chi sposa (tradisce/ama/odia eccetera eccetera) chi. Insomma, il tempio del pettegolezzo.
In città le più famose (ma non le più grandi, che erano quelle di Diocleziano) sono oggi proprio le terme di Caracalla, costruite per volere dell'imperatore nel 216 d.C. Stabilimento grandioso, sia nella struttura che nella decorazione, fatta di mosaici, marmi colorati, stucchi dipinti, centinaia di statue e chissà quali altre meraviglie andate perdute nel tempo, con sotterranei in cui gli ambienti di servizio formavano una vera cittadella parallela. Abbandonate nel VI secolo per il taglio degli acquedotti che le rese inutilizzabili, delle terme ci rimangono le grandiose rovine e una miriade di elementi decorativi, tra vasche, capitelli e colonne, sparsi per la città, da piazza Farnese a Trastevere.