Eccoli di nuovo insieme per forza: Bernini e Borromini. La chiesa – quella della foto di ieri – è sant’Andrea delle Fratte (e complimenti a chi ha indovinato al primo colpo), che un tempo era ai limiti del centro abitato, come lasciano suggerire le fratte del nome, nient’altro che le prime propaggini della campagna che fino all’inizio del Cinquecento arrivava fino al Quirinale, oggi in pieno centro. L’esterno della chiesa ha due anime: la facciata, niente di particolarmente indimenticabile, compiuta solo nell’Ottocento, e il campanile, questo sì pregevole, costruito da Borromini nel 1659. Siamo alle prese con una variazione sul tema di sant’Ivo alla Sapienza: ancora forme mai viste prima, di nuovo elementi architettonici che sembrano star su per miracolo e il barocco nel senso più profondo del termine, se è vero che questo deriva da una perla irregolare, non perfetta, non classica nella forma. All’interno, ecco l’altro, ma solo per caso: sono infatti qui ricoverati i due angeli che Bernini realizzò per ponte sant’Angelo e che il papa (all’epoca Clemente IX) non volle collocare sul ponte tirando in ballo i possibili danni causati dagli agenti atmosferici…in realtà i maligni dicono che il pontefice avrebbe voluto portarseli a casa, ma che poi finirono, morto il papa e trascorso qualche tempo in palazzo Rospigliosi, proprio nella nostra chiesa. Di nuovo a litigare con Borromini.