«Sono Marco Vipsanio Agrippa, tribuno del popolo e console in Senato, soldato e generale dell’Impero di Roma, e amico di Gaio Ottaviano Cesare, ora Augusto. Scrivo queste memorie nel cinquantesimo anno della mia vita, affinché i posteri possano ricordare i tempi nei quali Ottaviano scoprì Roma sanguinante tra le mascelle delle fazioni, e Ottaviano Cesare uccise la bestia faziosa risollevando il corpo quasi senza vita, e Augusto sanò le ferite di Roma e la rese di nuovo integra perché marciasse con impetuoso vigore sui confini del mondo. In questo trionfo io ho avuto una parte. E di tale parte parlerò nelle mie memorie, affinché gli storici dei tempi futuri possano capire la loro ammirazione per Augusto e per Roma». Parla così, almeno secondo la fantasia dell'autore del libro, Marco Vipsanio Agrippa, una delle personalità più importanti dell'età augustea, fedele compagno dell'imperatore, suo luogotenente e anche, cosa che non guastava, suo genero. Alla sua voce è affidato il racconto della storia di quella figura che ha cambiato i destini di Roma, traghettando la società romana dagli ultimi, tragici anni della repubblica, all'impero. Il libro, considerato come una sorta di contraltare delle Memorie di Adriano della Yourcenar, risale al 1972 ma è ripubblicato quest'anno per le celebrazioni legate all'anniversario della morte di Augusto. Augustus appunto, di John E. Williams (Castelvecchi). Un'occasione ghiotta per chi si è perso la prima edizione.