Sfogliando il numero di questo mese de Il Giornale dell’Arte ho trovato un bell’articolo dedicato ad un libro di un’autrice inglese, tale Mary Beard, illustre sconosciuta qui da noi ma tra le più grandi esperte d’antichità di tutta la Gran Bretagna, che ha appena dato alle stampe un libro (si trova facilmente su internet) Laughter in Ancient Rome: on joking, tickling and cracking up, un serissimo ma godibilissimo saggio sulla risata nella Roma antica che racconta ad esempio di quanto l’imperatore Claudio fosse privo di sense of humor, o di come Caligola amasse un tipo di ironia alquanto macabra (Svetonio racconta che un giorno, durante un banchetto, l’imperatore si fosse all’improvviso abbandonato ad una risata incontrollabile; alla domanda sul perché di quell’ilarità, sembra che lui rispose ai suoi commensali: “all’idea che, a un mio cenno, possiate ritrovarvi entrambi con le gole tagliate…”), e di come invece Augusto fosse decisamente arguto e divertente, accettando di buon grado anche chi rideva di lui. Certo, a volte le battute dell’epoca di Cesare lasciano perplessi, ma più spesso ci ritroviamo a sorridere e a pensare che, nonostante siano passati un paio di millenni, le cose non sono cambiate poi così tanto…