In quel settembre del 1870 più o meno tutti a Roma immaginavano cosa sarebbe successo, pochi però lo dicevano ad alta voce, impauriti forse dall'inaudita grandezza di quel pensiero: da lì a poco il papa avrebbe perso il suo potere temporale, cessando di essere il vero sovrano della città, lui che lo era stato per secoli, dall'epoca di Costantino, quasi senza interruzione (chiedetelo a Napoleone...) fino ad allora. Come sarebbe cambiata la città? Che cosa avrebbe fatto il re che era pronto ad entrare non appena i suoi bersaglieri avessero aperto una breccia nelle secolari mura cittadine? Chissà poi che pensava il papa, sentendo i bersaglieri prepararsi allo scontro a sole poche centinaia di metri dal Quirinale, appena fuori porta Pia? Tutti meditavano, nessuno osava parlare di quel cambiamento epocale: tranne uno, il solito Pasquino, fece comparire una rima eloquente e profetica pochi giorni prima quel 20 settembre 1870, piazzando il foglio sul sagrato di san Pietro, accanto ad un vecchio ombrello malmesso:
"Santo padre benedetto
ci sarebbe un poveretto
che vorrebbe darvi in dono
questo ombrello: è poco buono,
ma non ha nulla di meglio.
Voi direte: che mi vale?
Tuona il nembo, santo veglio,
e se cade il temporale?"