Spesso è dai dettagli che si capisce di più. Sono ad esempio le tante targhe sui palazzi romani a darci un'idea di quante persone siano passate per le strade dell'Urbe: poeti, attori, politici,
rivoluzionari, pittori, architetti...tantissimi sono quelli che hanno legato una parte più o meno importante della loro vita a Roma. Tra questi c'è Nikolaj Gogol', scrittore russo che è in città
in più occasioni tra il 1837 ed il 1847, e che sembra proprio a Roma abbia trovato la tranquillità e la giusta ispirazione per il suo capolavoro, Le anime morte. In città Gogol'
frequenta il bel mondo, conosce Giuseppe Gioacchino Belli, passa di trattoria in trattoria (pare fosse una buona forchetta, tanto da dilettarsi anche personalmente ai fornelli...) e partecipa al
carnevale. Propio a Roma Gogol' (che abitò in via Sistina 126, come ricorda la targa della foto) ambienta un suo racconto in cui la città è descritta come un "lucente ammasso di case chiese
cupole e guglie" che fa dimenticare ogni altra cosa ("Dio! che veduta! Il principe, avvinto, obliò se stesso, la beltà di Annunziata, l’arcano destino del suo popolo e ogni altra cosa al
mondo"). Come dargli torto allora quando definisce la città la sua "patria dell'anima"?