...ora c'è una città...prendo in prestito la via Gluck di Celentano per parlare di un quartiere di Roma decisamente contraddittorio. Si chiama infatti Prati, ma di verde non ce n'è quasi per nulla. Bisogna tornare un bel po' indietro nel tempo, e risalire al I secolo d.C., per vedere qualche albero in questa zona: era l'epoca di Domiziano e di sua moglie Domizia, la quale aveva una vasta proprietà (fatta soprattutto di vigneti e canneti) proprio da queste parti, diciamo nell'area più o meno corrispondente all'attuale castel sant'Angelo. La zona, a parte il suddetto mausoleo di Adriano, costruito attorno al 120 d.C., fu sempre sgombra di grandi edifici, tanto che nel medioevo era nota come Prata Sancti Petri, i prati di san Pietro, e fu urbanizzata solo dopo dagli anni '20 del Novecento (su molti palazzi è ancora visibile la targa con l'anno di costruzione), in piena "guerra fredda" tra Regno d'Italia e Chiesa, col papa che ancora si considerava prigioniero in Vaticano...è proprio per questo motivo che, in un quartiere dominato dalla basilica di san Pietro, è difficilissimo scorgere anche la stessa cupola; gli architetti di Prati hanno infatti tentato in ogni modo di nascondere alla vista di tutti la culla del cattolicesimo. Ed è per lo stesso motivo che quasi tutte le strade portano i nomi di personaggi storici della Roma repubblicana o imperiale (basti citare viale Giulio Cesare o via Ottaviano) o di figure che, in un modo o nell'altro, si sono nei secoli contrapposte allo strapotere papale in città, da Cola di Rienzo -che nel Trecento cercò di riportare Roma ai fasti della classicità, facendo purtroppo una brutta fine - a Stefano Porcari, che addirittura congiurò contro Niccolò V alla metà del Quattrocento (e fece anche lui una brutta fine, impiccato proprio a castel Sant'Angelo...). Arrivarono poi, nel 1929, i patti Lateranensi e tutto finì a tarallucci e vino...