Un artista ormai da decenni sulla cresta dell'onda, amico di papi, principi e cardinali: questo è Bernini negli anni '60 del seicento, all'epoca del pontificato di Alessandro VII Chigi. Niente sembra poterlo infastidire...a parte forse il potente ordine dei domenicani, titolare dell'antica basilica di santa Maria sopra Minerva. Proprio in quegli anni infatti il papa sta pensando di collocare davanti alla basilica un piccolo obelisco rinvenuto nel 1665 nello stesso convento domenicano; Bernini, amico e fidato consigliere del papa, si vede subito affidata la commissione e, in preda forse all'estro creativo, presenta ben dieci progetti, l'uno più ardito dell'altro (in uno addirittura l'obelisco avrebbe dovuto essere sorretto, in maniera solo apparentemente precaria, da un gigante), memore di quel "miracolo visivo" della fontana dei Quattro Fiumi di piazza Navona, dove si ha come l'impressione che il monolite poggi sul nulla, visto che il finto scoglio alla base della fontana è cavo al centro. Troppo arditi forse i progetti, per cui il papa stesso, di certo su suggerimento dei domenicani, sceglie quello meno spettacolare, meno audace e - proprio per questo - meno berniniano: l'obelisco insomma doveva essere sorretto da un elefantino, a sua volta poggiato su di un rassicurante basamento quadrangolare, così come appariva in un'incisione di uno dei best seller dei Rinascimento, l'Hypnerotomachia Polophili. Il povero Bernini si trova così a far buon viso a cattivo gioco, accontentando mal volentieri i desideri della committenza...nessuno però aveva dato indicazioni precise circa la posizione stessa dell'elefante...ed ecco che da secoli, in maniera certo poco dignitosa, l'animale mostra il suo didietro a chiunque arrivi alla Minerva dal Pantheon. La vendetta è un piatto che va servito freddo...