Così ben mimetizzata tra i palazzi di via del Corso, la chiesa di santa Maria in via Lata quasi non si nota, anche se in effetti lei fa di tutto per non passare inosservata. L'ingresso prima di tutto, che in poco spazio condensa la facciata (opera di Pietro da Cortona, che si ispira - soprattutto nell'ordine superiore - agli archi trionfali romani) ed il portico dal quale si entra in una piccola ma ricchissima chiesa, vero paradigma del Barocco romano al quale hanno collaborato un po' tutti i maestri della Roma del Seicento, anche lo stesso Bernini che sarebbe, almeno secondo alcuni, autore dell'altare maggiore. L'edificio è in realtà ben più antico, e sarebbe stata costruita nel IX secolo utilizzando alcuni edifici della Roma imperiale come cripta: la leggenda vuole addirittura che qui abbia vissuto san Paolo (il fatto che più o meno la stessa vicenda sia raccontata anche a proposito della chiesa di san Paolo alla Regola fa nascere però qualche dubbio...) e che qui sia stato tenuto prigioniero in attesa di processo. Sia come sia, la chiesa viene completamente riedificata per volere di papa Innocenzo VIII (eliminando i resti dell'arcus novus di Diocleziano, ma questa è un'altra storia...) e ancora, in previsione del Giubileo del 1650, dall'architetto Cosimo Fanzago che di certo non fece economia nell'uso del marmo colorato, che fa passare in secondo piano altra decorazione presente in chiesa, anche l'icona - datata XII secolo - della Vergine, copia di quella che sarebbe stata dipinta addirittura da san Luca.