Bagni nell'olio bollente, decapitazioni, mani e lingua tagliate...l'elenco di torture raccapriccianti potrebbe andare avanti quasi all'infinito, e trovare a santo Stefano Rotondo degna
rappresentazione di ogni singolo supplizio. Siamo sul Celio, in una chiesa che è esempio rarissimo di edificio di culto a pianta centrale (le altre architetture simili nascono infatti a Roma
solitamente come mausolei, convertiti in chiesa solo successivamente) consacrato da papa Simplicio nel V secolo. Alla fine del Cinquecento la basilica divenne proprietà del collegio
Germanico-Ungarico, costituitosi in quegli anni per preparare i sacerdoti alla predicazione in quei paesi dove dilagava la riforma protestante...gli affreschi (realizzati da Antonio Tempesta e
Niccolò Circignani) avevano quindi la funzione di educare i giovani sacerdoti - ecco perché sotto ogni scena il martirio dei santi è spiegato con dovizia di particolari in didascalie bilingue
italiano/latino - ed. eventualmente prepararli anche al sacrificio estremo nel nome della fede...singolare ed unico il contrasto tra queste scene raccapriccianti e la quiete di tutta l'area,
isola di pace stretta tra il Colosseo e san Giovanni.