"È piccola, grassa e un po' storta; di solito indossa una giacca viola, la cravatta larga e una parrucca da uomo; è sempre allegra, ha un atteggiamento libero", così descrivono i contemporanei la
regina Cristina di Svezia, vera regina di Roma dal momento del suo arrivo in città nel dicembre del 1655 dopo l'abdicazione e la conversione al cattolicesimo. Papa Alessandro VII, che immaginiamo
orgoglioso e quasi incredulo di poter salutare una personalità del genere all'ombra del Cupolone, accolse la regina con ogni onore al momento del suo ufficiale ingresso in città (Cristina arrivò
in realtà all'inizio del mese, ma alla chetichella, senza pompa magna e senza cerimonie) avvenuto il 23 dicembre di quell'anno, da porta del Popolo, appositamente restaurata da Bernini per quella
occasione, unendo i simboli araldici Chigi e Vasa. Il giorno dopo, la vigilia di Natale, la regina ricevette direttamente dal papa i sacramenti nel corso di una fastosa cerimonia a san Pietro,
così come fastose furono tutte le feste, gli incontri e le serate di gala alle quali partecipò in seguito. Gli anni a venire videro infatti la regina al centro della vita mondana e culturale
della città: le sue residenze (prima a palazzo Farnese e poi a palazzo Corsini su via della Lungara) divennero delle vere e proprie corti reali, punto di riferimento di artisti, diplomatici ed
intellettuali che diedero impulso all'accademia dell'Arcadia. Fu tra pochissime donne ad avere il privilegio di essere sepolta in Vaticano, in una tomba pensata per lei da Carlo
Fontana.