C'è il rione, c'è la piazza, la strada ed il cortile, tutti accomunati da...una pigna. Ma attenzione, non si tratta di una pigna qualsiasi, ma di una monumentale scultura in bronzo che in origine (parliamo del I secolo a.C.) faceva probabilmente parte della decorazione del grandioso Iseo di Campo Marzio, un tempio dedicato ad Iside e Serapide che occupava grossomodo la zona oggi compresa tra il Pantheon e la chiesa di sant'Ignazio. Qualche secolo dopo, in pieno medioevo, la nostra Pigna viene trasportata in Vaticano (oggi, a parziale risarcimento di quel trasloco, all'ombra di palazzo Venezia, quasi di fronte alla basilica di san Marco, si trova una fontanella decorata da una pigna, opera novecentesca di Pietro Lombardi) per decorare la fontana che si trovava al centro del quadriportico costruito di fronte alla basilica di san Pietro. Impossibile da ignorare, visto che la fonte era anche utilizzata per purificarsi, il pignone attirò l'attenzione addirittura di Dante, a Roma forse per il Giubileo del 1300, che - nel suo Inferno - paragonò la scultura al volto di Nembrotte, il mitico figlio di Cam, a sua volta figlio di Noè:
"La faccia sua mi parea lunga e grossa
come la pina di San Pietro a Roma".
La storia più recente della Pigna la vede invece all'interno dei palazzi Vaticani: era infatti l'inizio del Seicento quando, oramai pronta la nuova san Pietro, e distrutta quella antica, la pigna venne ricollocata al centro di parte dell'antico cortile del Belvedere - all'epoca già diviso in spazi distinti - che prese appunto il nome di cortile della Pigna, diventando successivamente la vera star del luogo ed entrando praticamente in ogni foto dei visitatori dei musei Vaticani. Mica male per una pigna...