"Che luminoso mezzogiorno era, quando facemmo ritorno! Il Tevere abbandonò il suo giallo per tingersi d'azzurro, i vecchi ponti avevano un colore rosato che li faceva tornare giovani e forti come un tempo. Il Pantheon, con la sua maestosa facciata, tutto righe e solchi come fosse il viso di un vecchio, era illuminato da una luce estiva, e ogni casupola misera e squallida della Città Eterna appariva nuova e ridente, rallegrata com'era dai raggi del sole". Ci vuole un grande scrittore per tracciare, in così poche righe, un ritratto fresco ed idilliaco di una città, per riuscire a rendere un'atmosfera e farci quasi percepire la stessa luce, pur se chiusi in casa a leggere. E, per fortuna, un grande scrittore è l'autore del libro di questo sabato: Charles Dickens. Già famoso romanziere, Dickens visita Roma nell'estate del 1844, nell'ambito di un vero e proprio Grand Tour che comprende anche Genova, Bologna, Ferrara, Siena, Firenze e Napoli. Di questo viaggio parlano le sue Impressioni italiane ed il piccolo estratto, appena pubblicato da Intramoenia, Impressioni di Roma. Curato dalla giornalista Concetta Celotto, il libro svela un autore che non si fa scrupoli nel descrivere le brutture della città, che guarda tutto con un occhio critico e ironico, ma che è anche incapace di resistere alla magia della via Appia Antica o del Colosseo, che visita ogni giorno, e che ogni giorni descrive in tono più enfatico. Da leggere, se possible nella versione originale che il libro giustamente riporta. Ma anche la traduzione in italiano va bene!