"Padre di tutti è il Cielo, dal quale la madre Terra nutrice accoglie le limpide gocce di pioggia, e da esse fecondata genera le splendide messi e gli alberi rigogliosi, la stirpe degli uomini e ogni specie di animali, poiché a tutti fornisce nutrimento per sostenersi, vivere la dolce vita e propagare i figli" (Lucrezio, De rerum natura)
È proprio la terra, madre e matrigna, origine e fine di tutto, ad essere protagonista di una mostra ospitata al Colosseo fino al prossimo 11 ottobre. Un percorso che parte da lontano, dalle statuine in terracotta di epoca preistorica, quando la terra era una donna dalle forme abbondanti, l'immagine stessa della fertilità, e che prosegue con la genealogia del pantheon greco, con Atene e Demetra, la dea del grano e dell'agricoltura, fino ad arrivare alla Roma delle origini e a Romolo che, materialmente, segna sulla terra i confini della città così come raccontato da Plutarco: "“Il fondatore scavò una fossa circolare e ciascuno vi gettò una porzione della terra da cui proveniva: dopo di che le mescolarono. Chiamano questa fossa con lo stesso nome che danno al cielo, cioè mundus. In seguito attaccò al suo aratro un vomere di bronzo, vi aggiogò un toro e una vacca, ed egli stesso li conduceva, tracciando un solco profondo secondo la linea dei termini. Era compito di quelli che lo seguivano spostare all’interno rispetto al solco le zolle che l’aratro sollevava e badare che nessuna restasse all’esterno di esso".