Strano destino quello di alcuni artisti, ai quali è bastato un attimo per essere dimenticati, messi da parte, la loro fama oscurata da altri più bravi o più fortunati. È ad esempio il caso di
Jacob Cobaert, scultore fiammingo vissuto tra Cinquecento e Seicento, a Roma almeno dalla metà del XVI secolo, visto che in alcuni documenti lo stesso artista dichiara di aver lavorato a gran parte del monumento funerario di Paolo III, commissionato a Guglielmo della Porta e realizzato tra 1552 e 1555. Qualche anno dopo Cobaert riceve la commissione per la realizzazione una scultura - raffigurante san Matteo e l'angelo - da collocare sull'altare maggiore della cappella Contarelli nella chiesa di san Luigi dei Francesi. Giovanni Baglione, nelle sue Vite de' pittori, scultori et architetti dal Pontificato di Gregorio XIII del 1572 in fino a'tempi di Papa Urbano VIII nel 1642 (un titolo degno di un film della Wertmüller, ma una delle opere più utili da studiare quando si studia l'arte nella Roma dei Seicento) racconta che lo scultore - a suo giudizio incapace - avesse trascinato per anni il suo lavoro, e che alla fine "li Contarelli [...] no'l vollero nella lor cappella di S. Luigi", preferendo commissionare la pala d'altare a Caravaggio, che aveva già ricevuto l'incarico di eseguire i due dipinti laterali, con la chiamata di san Matteo e il martirio del santo. E la scultura del povero Cobaert? Non andò perduta, ma collocata nel transetto della chiesa della santissima Trinità dei Pellegini, tra il Tevere e via dei Giubbonari. A questo punto, dopo aver visto l'opera del fiammingo, resta solo da chiedersi se Contarelli abbia fatto bene a cambiare idea e preferire Caravaggio...ma la risposta per me è scontata, sono troppo di parte...