In quanti oggi si saranno preoccupati leggendo sul calendario la data fatidica: venerdì 17? Quanti scongiuri, quanti riti propiziatori, quanti gesti apotropaici avranno caratterizzato la mattinata? Fa sorridere pensare che molti di questi stessi riti e scongiuri siano gli stessi da millenni...i romani in particolare erano molto superstizioni, e facevano estrema attenzione a tutti quei segnali e quei presagi che gli dei mandavano sulla terra per avvertire loro di qualcosa. Un fulmine? Spesso vederlo cadere in città era considerato un pessimo auspicio, e si rendevano necessari quasi sempre riti espiatori. Un cane nero in casa? Meglio stare attenti, non avrebbe portato niente di buono, così come incontrare muli carichi di ipposelino, visto che quella era l'erba che tradizionalmente serviva ad ornare le tombe. Gli scrittori antichi descrivono tutta una serie di provvedimenti anti-sfiga che svelano le debolezze di alcune delle personalità più in vista della città: pare che lo stesso Cesare non fosse esente dal credere ai prodigi. A questo proposito Plinio il Vecchio racconta "che il dittatore Cesare, dopo una pericolosa caduta da un carro, non appena vi fosse montato sopra, usava sempre ripetere per tre volte un certo scongiuro, per allontanare da sé tale pericolo; cosa che vediamo ancora oggi fare da molti". Stupisce allora ancor di più constatare il fatto che lo stesso Cesare non badò troppo ai cattivi presagi che gli si presentarono la mattina delle idi di marzo del 44 a.C....forse perché non era venerdì 17.