"Martedì notte, 2 agosto, alle otto hore, successe un caso stravagante et lacrimevole, che il cavalier Francesco Borromini architetto celebre, caduto da alcuni giorni in pieno humore hipocondiraco, con una spada, appoggiata col pomo in terra e con la punta verso il proprio corpo si ammazzò. Hebbe però questa grazia, che alla caduta accorse alla sua camera un suo servente che dormiva vicino, lo sovvenne, e poi aiutato da religiosi si confessò e comunicò e morì mercoledì 3 agosto alle dieci ore". Poche righe concludono la vita di uno degli artisti più importanti della Roma del Seicento, Francesco Borromini, morto suicida nell'agosto 1667. La morte tuttavia, come leggiamo sopra, non arrivò subito, ma lasciò addirittura il tempo all'architetto di spiegare le ragioni di quel gesto...vi lascio allora alle sue parole: "io mi ritrovo così ferito da questa mattina dall'otto ore e mezza [...]. Maestro Francesco Massari, che è un giovane di che mi serve in casa et è capomastro della fabbrica di Santo Giovanni de' Fiorentini, della quale io sono architetto, che se ne stava a dormire in questa altra stanza per mia custodia, che già si era andato a letto, sentendo che io ancora stava scrivendo et avendo veduto che io non avevo smorzato lo lume, mi chiamò con dire: - signor cavaliere, è meglio che smorzi il lumi e se riposi perché è tardi e il medico vuole che V.S. riposi -. Io gli risposi come io aver infatto a riaccendere il lume per quanto mi fussi svegliato et esso mi replicò: - lei lo smorze, perché io l'accenderò quando V.S. si sarà svegliato - e così cessai di scrivere [...]. Verso le cinque in sei ore incirca, essendomi risvegliato, ho chiamato il suddetto Francesco e gli ho detto: - è ora di riaccendere il lume - et mi ha risposto - signor no -. Et io avendo sentita la risposta mi è entrata addosso l'impazienza subito ho cominciato a pensare se come potevi fare a farmi alla mia persona qualche male [...] finalmente essendomi ricordato che avevo la spada qui in camera a capo al letto et [...] ho preso la detta spada, quale avendola sfoderata, il manico di essa l'ho appuntata nel letto e la punta nel mio fianco e poi mi sono sopra di essa spada dalla quale con la forza che ho fatta a ciò che entrasse nel mio corpo sono stato passato da una parte all'altra e nel buttarmi sopra la spada sono caduto con essa spada nel corpo quaggiù nel mattonato e feritomi come sopra ho cominciato a strillare et allora è corso qua il detto Francesco et ha aperto la finestra che già si vedeva lume me ha trovato colco in questo mattonato che da lui e certi altri che lui ha chiamati mi è stato levata la spada dal fianco e poi sono stato rimesso a letto et in questa conformità è successo il caso della mia ferita".