Questa settimana vi suggerisco un libro che è una lunga lettera scritta da un fratello alla sorella, e che inizia così: “ti racconterò, dolce Drusilla, di una lunga notte che vissi molti anni fa, e che mi appare, adesso che sono vecchio, il ricordo più intenso della mia vita”. L'autore della lettera è un patrizio romano, ormai avanzi con gli anni, che è stato console per tre anni consecutivi all'epoca di Tiberio, e che ora assiste da testimone al difficile regno di Nerone, alla distruzione della città nel corso dell'incendio del 64 d.C. e alla diffusione di una nuova religione i cui fedeli si fanno chiamare cristiani. Una di loro, una serva arrivata direttamente dalla Giudea, viene un giorno offerta al console: l'incontro segna profondamente la vista dell'uomo, che scrive a sua sorella Drusilla "dopo essermi perso in mille discorsi, sorella mia, resta un’unica verità: sento che il mio destino è legato a quella schiava, al suo ricordo. Altro non so dire" sentendo che il mondo che lui era abituato a conoscere sta radicalmente cambiando. La sua storia ce la racconta Marco Vichi ne Il console, pubblicato da Guanda.