È il 1° novembre del 1786 quanto Goethe arriva a Roma, dopo un viaggio che lo ha portato nelle principali città del nord Italia. Ma talmente tanta è la voglia di arrivare a Roma, tante le cose, solo studiate sui libri, che vuole finalmente vedere, che a Firenze Goethe freme e brucia le tappe. Finalmente Roma, dunque:
“Sì, finalmente mi trovo in questa capitale del mondo! […] Ho pressoché sorvolato le montagne tirolesi, ho visitato bene Verona, Vicenza, Padova e Venezia, di sfuggita Ferrara, Cento e Bologna, e Firenze, si può dire, non l’ho veduta. L’ansia di giungere a Roma era così grande, aumentava tanto di momento in momento, che non avevo tregua, e sostai a Firenze solo tre ore. Eccomi qui adesso tranquillo e, a quanto pare, placato per tutta la vita. Giacché si può dir davvero che abbia inizio una nuova vita quando si vedono coi propri occhi tante cose che in parte già si conoscevano minutamente in ispirito. Tutti i sogni della mia gioventù li vedo ora vivere; le prime incisioni di cui mi ricordo (mio padre aveva appeso ai muri d’un vestibolo le vedute di Roma) le vedo nelle realtà, e tutto ciò che conoscevo già da lungo tempo, ritratto in quadri e disegni, inciso su rame o su legno, riprodotto in gesso o in sughero, tutto è ora davanti a me; ovunque vado, scopro in un mondo nuovo cose che mi son note; tutto è come me l’ero figurato, e al tempo stesso tutto nuovo”.