Protagonista della nostra lunga chiacchierata settimanale è Rosarita Di Gregorio, responsabile della sezione ragazzi della biblioteca Franco Basaglia.
Da quanto tempo lavori per la biblioteca?
Lavoro per l’Istituzione Biblioteche Centri Culturali di Roma Capitale dal 2005; ho lavorato per la maggior parte del tempo presso la biblioteca Basaglia, una delle più grandi del sistema, a Primavalle, in una storica periferia, complessa ma vivacissima e molto popolosa. All'inizio la biblioteca era in fase di ristrutturazione e per metà ancora chiusa al pubblico; in questi dieci anni l’ho vista crescere e diventare una realtà imprescindibile del quartiere. Ho lavorato anche per la biblioteca Centrale per Ragazzi, altro punto di riferimento del sistema bibliotecario romano, per la sua offerta specifica a servizio di bambini e ragazzi. Attualmente collaboro anche col Centro Specializzato Ragazzi, ufficio che coordina e sostiene tutte le sezioni ragazzi delle biblioteche comunali, sia dal punto di vista strettamente biblioteconomico e bibliografico, sia sul versante delle attività culturali e della promozione della lettura per la fascia d’età 0-15 anni.
Com'è lavorare con lettori in miniatura?
Io non venivo da studi strettamente biblioteconomici, e, per quanto abbia sempre avuto un debole per i bambini, non mi ero mai occupata di letteratura per l’infanzia in senso stretto. Certo da piccola ero una lettrice accanita: i classici, da Gian Burrasca, a Piccole Donne, a I ragazzi della via Paal, Il giro del mondo in ottanta giorni, erano il mondo incantato da divorare e godere come una prelibatezza. Poi la necessità di animare questo settore alla Basaglia mi ha spinto ad approfondire sia la teoria (ho conseguito la specializzazione in biblioteconomia nel 2008), sia a sperimentare costantemente pratiche per me nuove, in particolare la lettura ad alta voce, che come dice Pennac, è la chiave per cementare l’interesse per i libri, anche quando non si a che fare più propriamente con bambini. Lavorare con i piccoli è facilissimo: sono golosissimi di storie e sono sempre curiosi, attenti, presi dalla tua voce e da tutto ciò che di originale viene loro proposto. Lavorare con gli adolescenti – e bisogna considerare che la soglia di questa fase della vita si abbassa sempre di più - è molto più difficile: bisogna trovare la chiave giusta. Per loro i libri sono noiosi, li associano agli obblighi scolastici, molti hanno difficoltà tecniche di lettura o di concentrazione/attenzione. La lettura è un procedimento complesso, come scrisse Gramsci, persino innaturale se vogliamo, che richiede sforzo fisico e mentale: stare fermi in una posizione, obbligare gli occhi a seguire il fluire di segni minuscoli, ecc. ecc. Questa difficoltà rende il libro non competitivo con le nuove tecnologie, per nulla attraente al confronto dell’immediatezza dell’intrattenimento offerto da smart phone, videogiochi e altri prodotti multimediali. Però se si accetta la sfida, si ottengono risultati importanti, il più importante, credo, fare uscire i ragazzi dal pensiero banale e senza orizzonti e dall’isolamento che li schiaccia nei rapporti virtuali.
Quali sono quindi le attività che organizzate per bambini e ragazzi?
In biblioteca lavoriamo su più fronti: abbiamo letture ad alta voce per i piccoli, per rendere loro familiare il libro il più precocemente possibile, incontri con gli autori, presentazioni di libri (bambini e ragazzi amano molto scoprire chi c’è dietro le pagine), laboratori e mostre, attività con le scuole su argomenti importanti, per esempio memoria, intercultura e integrazione, cittadinanza e diritti. E persino spettacoli di burattini, con il teatrino che ci siamo autoprodotti grazie a un collega bravo col legno e ai volontari del servizio civile.
Come si può far amare la lettura ai più piccoli?
Non ci sono particolari segreti: serve entrare nel loro mondo, “abbassarsi” (o “alzarsi”, dipende dai punti di vista), anche fisicamente, al loro livello, assumendo posizioni non cattedratiche, senza per questo rinunciare a far capire loro che in quel momento sei tu che guidi il gioco e che hai qualcosa da dire; e poi sorprenderli, spiazzarli, raccontare cose che hanno un sapore magico, straniante, che li sbalzi su piani che non si aspettano, rispondere a domande bizzarre (Perché il cane ha il naso bagnato?, Quando un elefante si innamora, Chi me l’ha fatta in testa?, per citare solo tre titoli amatissimi), suscitare emozioni e ricordi, ma evitare l’eccessivo rispecchiamento perché leggere significa allargare la propria mente e il proprio cuore, proiettarli nel passato o nel futuro. Sono operazioni possibili solo attraverso le pagine dei buoni libri, e ce ne sono, che però vanno scovati, quasi come perle preziose, tra i cataloghi delle case editrici più attente e sensibili. Servendosi di una voce stentorea ma mai aggressiva, forte e risoluta, ma anche giocosa o emozionata, a seconda del messaggio o del lavoro che si sta facendo. E infine trovando ospiti e collaboratori che sappiano lasciare il segno nelle loro attività.
Puoi consigliarci un libro da leggere?
Difficile scegliere, quando se ne hanno così tanti e buoni (nelle biblioteche cerchiamo di offrire libri di qualità, su cui si spendono tanta ricerca e aggiornamento professionale) a disposizione! E poi in realtà quando un libro per bambini è un buon libro non è mai un libro solo per bambini: I cinque malfatti di Beatrice Alemagna, o Alla ricerca del pezzo perduto, per esempio, farebbero bene a tanti “grandi”.
Un'ultima domanda...qual è il posto di Roma che preferisci?
Vale la stessa risposta: quando la scelta è così ampia, diventa ardua! Ad ogni modo, direi l’Appia antica, un museo a cielo aperto, dove si respira ancora la Roma antica e cristiana dei miei amati studi classici, mausolei e catacombe, basiliche e acquedotti, e dove la natura è totalmente integrata con l’arte. E poi è la strada che portava a Sud, nella mia adorata terra d’origine, la Puglia: lì mi sembra di esserle più vicina!