"Si prohibisce espressamente a ciascuno che nelle dette fontane di qualsivoglia sorte non possi notare, lavar panni, stracci, barilli, copelle, secchi, tavole et altre sorte di legnami, ovvero cani, gatti et altri animali"....evidentemente chi l'altra notte ha avuto la geniale idea di fare un bagno (nudo!) nella fontana dei quattro fiumi di piazza Navona non era a conoscenza di questo editto seicentesco volto a salvaguardare le fontane romane, che in realtà però - sia detto a parziale discolpa del nostro eroe in costume adamitico - non menziona nel divieto anche gli uomini, a meno di non volerli ricomprendere nella categoria "et atri animali". Nell'attesa che ripristino i lavori forzati per imbecilli del genere, godiamoci la bellezza del fontanone del Gianicolo, voluto da papa Paolo V Borghese, che ne affidò la costruzione a Flaminio Ponzio, raccomandandogli di ispirarsi alla fontana del Mosè costruita qualche anno prima per volere di Sisto V. La fontana in origine non era però come la vediamo oggi: al posto del grande vascone c'erano infatti cinque vasche più piccole, e nessun piazzale dal quale ammirare il panorama, ma un ripido pendio che, quasi a strapiombo, scendeva verso Trastevere. In più, particolare non di poco conto, l'acquedotto portava sì per la prima volta l'acqua nei rioni oltretevere (Trastevere, appunto e Borgo) ma si trattava si un'acqua non potabile: venne proprio coniato allora il detto "valere quanto l'acqua Paola" per indicare cosucce di poco conto...