Va bene, lo confesso...quando ho appreso che Bologna (a palazzo Fava, fino al 24 luglio) avrebbe dedicato una mostra ad Edward Hopper non ho fatto salti di gioia, non ho subito acquistato il biglietto, non sono corsa a leggere il catalogo. Insomma, nessun sussulto: poi, più che altro per curiosità, ho sfogliato il catalogo che casualmente mi è capitato sotto il naso. Non posso dire di aver avuto una folgorazione, ma ho certo capito di avere molto da studiare, per capire meglio quello che è tra i pittori più noti dell'arte statunitense del Novecento, uno che ha fornito perpetua fonte di ispirazione, con le sue opere iperrealistiche, a gente del calibro di Kerouac, David Lynch, Dennis Hopper, Wim Wenders, Alfred Hitchcock e addirittura al nostro Dario Argento!
È insomma innegabile, come sottolinea Luca Beatrice nel catalogo, che Hopper "inventa un nuovo modo di guardare", e che le sue opere, per dirla con le parole dello stesso Wenders, "sono sempre l'inizio di una storia"...non è stato in fondo lo stesso Hopper a dire "se potessi dirlo a parola, non ci sarebbe alcun motivo per dipingere"? Lasciamoci allora intrigare dai suoi dipinti, immaginiamo le mosse dei protagonisti, cerchiamo di capire cosa mai si staranno dicendo quell'uomo e quella donna seduti nel bar di Nighthawks...