I giapponesi? Specialmente a Roma siamo abituati a vederli in gruppi ordinati andare in giro per la città con l’immancabile macchina fotografica pronti, a scattare foto a qualsiasi cosa si muova o stia ferma. Che tutto questo amore per l’obiettivo dipenda da Domon Ken? Costui è stato in effetti uno dei più grandi fotografi del Sol Levante, una specie di Cartier Bresson dagli occhi a mandorla, protagonista in questi giorni di una mostra all’Ara Pacis. Pensata per celebrare i 150 anni di relazioni tra Giappone e Italia, l’esposizione raccoglie più di cento scatti realizzati tra gli anni Venti e gli anni Settanta: ritratti, architetture, immagini di propaganda, ma anche il dramma di Hiroshima, Domon Ken ha saputo negli anni catturare l’essenza stessa del suo paese: “sono immerso nella realtà sociale di oggi ma allo stesso tempo vivo le tradizioni e la cultura classica di Nara e Kyoto; il duplice coinvolgimento ha come denominatore comune la ricerca del punto in cui le due realtà sono legate ai destini della gente, la rabbia, la tristezza, la gioia del popolo giapponese”.