"Nel carcere vi è un luogo chiamato Tulliano, un poco a sinistra salendo, sprofondato a circa 12 piedi sotto terra. Esso è chiuso tutt'intorno da robuste pareti, e al di sopra da un soffitto, costituito da una volta in pietra. Il suo aspetto è ripugnante e spaventoso per lo stato di abbandono, l'oscurità, il puzzo". Una descrizione calzante davvero quella di Sallustio, che rende al meglio (o al peggio, dipende dai punti di vista) lo sconsolante aspetto di una delle prigioni più famigerate di Roma, quel Tullianum che ebbe tra i suoi "ospiti" illustri Giugurta (che, pur se da condannato a morte, pare avesse ancora voglia di scherzare, visto che arrivato nel carcere disse: "com'è freddo questo vostro bagno, romani!") il mitico Vercingetorige, sconfitto da Giulio Cesare, fino a Pietro e Paolo, che secondo la leggenda sarebbero stati detenuti qui prima di affrontare il martirio. Bene, dal prossimo 21 luglio il Tullianum aprirà al pubblico (ma solo il martedì, giovedì, sabato e domenica) per permettere a tutti di scoprire una storia che affonda le sue radici addirittura nell'età del ferro e che ha tenuto nascosto per secoli addirittura...un antichissimo limone. Sì, un limone: sembra scoperta di poco conto, ma si tratta in realtà del più antico trovato nel Mediterraneo, datato attorno al 14 d.C., molto prima cioè di quando di pensava fosse arrivato dall'Asia. Chi avrebbe detto che un limone avrebbe aiutato a riscrivere la storia...una parte, almeno.