A volte, guardando i turisti girare sperduti per la città, mi chiedo cosa farei se fossi anche io turista a Roma, e vedessi tutto per la prima volta. Quali musei andrei a visitare per primi? Riuscirei a non perdermi per le strade del centro (non credo, mi riesce difficile anche in condizione normale, di residente...)? Dove andrei a mangiare? Ecco perché mi piace leggere i libri di quelli che - ai giorni nostri, oppure un paio di secoli fa - hanno deciso di visitare la città eterna. Henry James è per esempio tra questi. A questo proposito, Elliot Edizioni ha di recente pubblicato Una vacanza romana (traduzione di Claudio Mapelli), una raccolta di tutti gli scritti dell'autore statunitense, in città nel 1873. La Roma che ne esce fuori è ricca di contraddizioni, divisa tra monsignori e quotidiani liberi dalla censura papale, i suoi monumenti ed un passato fin troppo ingombrante, una città che, come scrive lo stesso James, "sembra un luogo di una tristezza quasi sinistra, in certi momenti trova il modo, quando la si conosce meglio, di spazzare via ogni ansietà con il gesto grandioso con cui qualche splendida e impaziente matrona vestita a lutto potrebbe sollevare un opprimente velo di crespo".