Ve l'immaginate Giulio Cesare che il 15 marzo del 44 non esce di casa per guardare la finale di Masterchef? O Messalina che fa carte false per partecipare alla Prova del Cuoco (anzi, del coquus...), oppure Apicio, lo chef più famoso dell'antichità, che decide di aprire una taberna vegana? Va bene, le mie riflessioni devono essere frutto del troppo caldo, ma quel che è certo è che per i romani, per quelli di un tempo come per quelli di oggi, tutto ciò che ruota attorno al cibo è qualcosa di tremendamente serio, anche perché dal corretto approvvigionamento e dalla filiera alimentare dell'antica Roma dipendeva la tenuta stessa dell'impero. Ecco perché vi consiglio questo libro: Nutrire l'impero romano, del Gruppo Archeologico Ambrosiano (Mursia Editore), che spiega come e cosa mangiavano i romani, come cambiavano le abitudini alimentari a seconda del ceto sociale, come gli alimenti provenissero da tutti gli angoli dell'impero (in fondo non chiamiamo ancora oggi le ciliegie cerase? Fu il generale Lucullo a portarle a Roma dalla città di Cerasunte, sul mar Nero, che aveva appena occupato...buongustaio quel Lucullo) e quali fossero le ricette più diffuse nelle cucine romane. Gli autori le hanno un po' adattate ai nostri tempi, così che, perché no, possiate cimentarvi in un autentico menu dell'antica Roma...buon appetitum (?!?)