Il fatto che a Roma si possa trovare praticamente di tutto è decisamente incontrovertibile: qui c'è tutto ed il suo contrario. Ci sono addirittura chiese dedicate a santi che non esistono! Uno degli esempi più curiosi è quello della chiesina che sorge sulle rive del Tevere, all'altezza di via della Magliana: santa Passera. Che, se non fosse per il nome bizzarro che si ritrova, sarebbe una chiesa di tutto rispetto: costruita al di sopra di un edificio di epoca romana, forse un sepolcro, la chiesa è già nota nell'VIII secolo, ma venne ampliata nel XIII, periodo al quale si datano gli affreschi, un po' malandati, dell'interno. Il luogo resta comunque una piccola e interessantissima isola medievale in periferia. Date le coordinate generali di questo posto delizioso, che appare quasi come un miraggio a chi si sposta per il quartiere, resta un problema insoluto: perché mai questo nome? Per spiegarlo partiamo da lontano, da quando cioè, all'epoca dell'imperatore Diocleziano (siamo tra 284 e 305) Ciro e Giovanni, medico e soldato suo allievo, vennero martirizzati in Egitto. All'inizio le loro spoglie furono conservate a Menouthis (oggi Abukir), e solo successivamente portate a Roma. Ecco, proprio qui comincia la storia di santa Passera: la chiesa in cui furono traslate le spoglie dei martiri doveva infatti richiamare il nome di abbàs Cyrus, padre Ciro: da qui si è presto passati ad Abbaciro, e poi Appàcero, Pàcero, Pacera (in un documento del 1317 si legge di un appezzamento di terreno "posita extra portam Portuensem in loco qui dicitur S. Pacera") e infine Passera.