Vivere a Roma (o in qualunque altro luogo ricco di storia e di arte) e ignorare quello che ogni giorno ci passa sotto il naso è un'occasione persa. Però è innegabile che ci siano persone che semplicemente non sanno nulla di arte, confondono Giotto con Tintoretto, assumono un'espressione interrogativa davanti le rovine del foro romano. Ma una possibilità di redenzione c'è. Ne parliamo con Paola Guagliumi, autrice del blog (e del libro omonimo, da poco in libreria) L'arte spiegata ai truzzi. Ah...quella nella foto non è lei (che, senza nulla togliere all'opera, è meglio) ma il ritratto di gentiluomo di Bellini che è anche il logo del suo blog.
Come nasce L'arte spiegata ai truzzi?
Nasce come blog circa quattro anni fa. La scommessa era spiegare l’arte ai truzzi (coatti, tamarri, zarri, ecc.) in modo semplice e divertente, ma anche serio nei contenuti. E’ scritto nel romanaccio di strada, ma lo leggono in tutta Italia: anche per questo motivo ho creato un canale youtube collegato al blog, per facilitare con l’ascolto quello che alla lettura può risultare troppo ostico. Il libro omonimo, edito da Mimesis e in libreria da qualche settimana, è il coronamento di questa esperienza. Riflette il blog, ne raccoglie il materiale più saliente, e ha in più alcuni inediti. Sono felice che le parole immateriali si siano trasferite anche su carta, perché il libro vero ha un fascino unico.
Qual è il modo migliore di spiegare l'arte a chi di arte non capisce nulla?
Per farsi capire davvero da qualcuno occorre prima di tutto mettersi di fronte a lui o a lei (vorrei dire “al suo stesso livello”, inteso come abbassarsi per parlare a un bambino guardandolo negli occhi); poi, occorre parlare la stessa lingua del nostro interlocutore; infine, agganciarsi a ciò che già sa (la sua “precomprensione” del mondo); ed in ultimo, parlare chiaramente. Chi parla in modo oscuro o pomposo, o non ha ben chiaro nemmeno lui cosa sta dicendo, o parla solo per farsi bello, e non per spiegare.
C'è speranza di aprire gli occhi ai tanti truzzi che si vedono in giro, di far vedere loro l'arte con occhi più consapevoli?
Questa è una domanda profondamente filosofica: è possibile trasformare davvero qualcuno, modificare la sua coscienza? Lei parla di aprire gli occhi, ed è giusto: l’educatore non ti fornisce gli occhi, ti insegna a usare i tuoi. Io mi ritengo fortunata, perché ho incontrato buoni maestri, e continuo a incontrarne. Quello che faccio è piccola cosa, ma quando qualcuno che segue il blog o ha letto il libro mi scrive ringraziandomi per essersi fatto due risate, aver magari scoperto un artista che non conosceva, o aver riflettuto su un dettaglio o un’interpretazione a cui non aveva pensato, ecco, posso ritenermi soddisfatta.
Lei è anche guida turistica...quali sono i turisti meno avvezzi all'arte e alla storia di roma?
Lavorando principalmente in inglese incontro molti nordamericani, che per ragioni storico-geografiche e culturali non hanno ben chiari i periodi storici e le specificità europee. Ti chiedono senza batter ciglio se “quella chiesa è del V secolo…ma prima o dopo Cristo?”, oppure “Cosa ci avete fatto con gli antichi romani, li avete messi nelle riserve?”. Ma sono molto curiosi e desiderosi di imparare.
Infine, il luogo di Roma che preferisce
Se me lo chiedesse un turista direi la Galleria Borghese. Ma detto tra noi, mi piace passeggiare per i quartieri residenziali, specie in estate o la sera, quando c’è silenzio. In particolare la Garbatella: al buio con le luci accese sembra davvero un presepe.