Il suo nome è uno di quelli che tornano sempre nei manuali di storia dell'arte. Pare infatti che, a un certo punto, nessun cantiere della Roma barocca potesse fare a meno di Johann Paul (ma chiamiamolo Giovanni Paolo perché, anche se tirolese di nascita, il nostro è romano d'adozione) Schor. Colonna, Chigi, Borghese se lo litigavano a suon di comissioni, e perfino Gian Lorenzo Bernini si fece aiutare in qualche occasione da questo architetto-pittore-scenografo: ecco, in Giovani Paolo incarna al meglio lo spirito fastoso, gaudente e ridondante del barocco, come mostrano alcuni dei suoi apparati effimeri. Che, essendo appunto effimeri, sono stati dalla nascita destinati a vita breve, ma che per fortuna ci sono noti grazie a disegni, incisioni, dipinti. A questo proposito, palazzo Braschi espone in questi giorni (e fino al 14 luglio) Il carro d'oro, dipinto prestato dagli Uffizi, che mostra la grandiosa macchina creata per celebrare il Carnevale del 1664, quando un lungo corteo isprato al mito delle Esperidi attraversò la cttà per raggiungere il palazzo del principe Borghese, promotore di quella festa grandiosa, resa tale anche da Schor...che mondo sarebbe senza Johann Paul?