Piazza san Martino ai Monti è uno di quei luoghi di Roma che lasciano sempre spiazzati: in una città fatta di cupole, trovarsi di fronte a una torre che svetta solitaria in mezzo alla piazza (e all'altra che la guarda da poco distante) è una rarità. E pensare che in un Medioevo non troppo lontano la città era dominata da centinaia di torri, capitozzate, completamente distrutte o alterate dal Rinascimento in avanti. Le nostre due torri, tradizionalmente note come dei Cerroni e dei Capocci (anche se hanno visto passare anche altri casati, come i Frangipane, gli Arcioni e i Graziani) rappresentavano una sorta di cittadella fortificata sul cocuzzolo dell'Esquilino, affiancate com'erano da altri edifici - lo si vede bene dalla differenza di colore dei mattoni della torre centrale - abbattuti nel corso del XIX e XX secolo. Personalmente, ogni volta che passo da qui m'incanto a immaginare strade e quartieri com'erano centinaia di anni fa, quando Mastro Gregorio, turista inglese a Roma nel XXI secolo, scrisse ammirato: "si deve ammirare con straordinario entusiasmo il panorama di tutta la città, in cui sono così numerose le torri da sembrare spighe di grano"