Quando a fine Cinquecento a Caravaggio viene commissionata la decorazione della cappella Contarelli molti storcono il naso: possibile che non si potesse trovare nessun altro? In realtà sì, e lo si era fatto, ma nessuno aveva portato a termine il lavoro, né Girolamo Muziano, né il cavalier d'Arpino (impegnato su molti altri fronti) né il fiammingo Jacob Cobaert, che avrebbe dovuto realizzare la scultura d'altare che però venne consegnata - pure incompleta - più tardi del dovuto.
Caravaggio era un buon pittore, non aveva mai avuto una commissione del genere ma aveva uno sponsor importante, quel cardinal Del Monte che a san Luigi dei Francesi era di casa. Ed è lì che Caravaggio realizza uno dei suoi capolavori: da un lato la vocazione di san Matteo (che, a proposito, non è l'uomo barbuto che pare indicarsi, ma il ragazzo a sinistra, talmente attento ai mucchietti di soldi che sta contando che pare non essersi accorto di nulla), al centro Matteo che scrive il vangelo sotto dettatura dell'angelo che gli è apparso: a destra il martirio del santo rappresentato, scrisse Roberto Longhi, come "un fattaccio di cronaca nera entro una chiesa romana".