"Sei più bello con un libro in mano"; ne sono convinti alla libreria Coreander di piazza san Giovanni in Laterano, ma ne è evidentemente meno convinto chi - tra lunedì e martedì - ha sfasciato il cartello che è sempre stato all'esterno della libreria, sfidando piogge e venti, senza poter nulla di fronte alla mano di qualche imbecile che evidentemente un libro non l'hai mai neanche letto. Ma in libreria sono abituati ad affrontare cose ben peggiori, come una chiusura forzata e una riapertura da organizzare con mille cautele; ne ho parlato allora (prima che trovasse il cartello spaccato) con Cristina, titolare di Coreander
Come è andata la riapertura?
Il primo giorno è andato bene, meglio di quello che mi aspettavo. C’è stato un via vai continuo di clienti e nessuno che sia passato solo per fare un giro, hanno tutti comprato almeno un libro. Diverse persone hanno telefonato per chiedere la disponibilità dei titoli e poi sono passati a ritirarli a colpo sicuro. Quest’ultima è una modalità di fruizione che incoraggeremo sicuramente. Tutti sono stati attenti a rispetto delle regole, nessun lamento e nessuna necessità di richiami.
Cosa ne pensi della decisione di chiudere e poi riaprire le librerie prima di altri negozi (ma dopo altri che sono comunque sempre rimasti aperti in questi giorni)? La libreria è davvero un simbolo?
Per quanto riguarda l’apertura delle librerie crediamo ci siano vari aspetti da considerare. Per prima cosa negozi tipo le profumerie o i negozi di fotografia sono sempre stati aperti e nessuno ha mai battuto ciglio nonostante, ecco, non ci paiono proprio di prima necessità. Riguardo il dibattito sui luoghi dell’anima, è un discorso vecchio che non ha più senso nel mondo di oggi. È una cosa un po’ lunga ma provo a spiegarmi:
continuare a considerare le librerie un simbolo è un errore ed è inoltre offensivo nei confronti di tutti coloro che in libreria ci lavorano.
Dal dizionario Treccani, alla voce simbolo: “...qualsiasi elemento (segno, gesto, oggetto, animale, persona) atto a suscitare nella mente un’idea diversa da quella offerta dal suo immediato aspetto sensibile, ma capace di evocarla attraverso qualcuno degli aspetti che caratterizzano l’elemento stesso, il quale viene pertanto assunto a evocare in partic. entità astratte, di difficile espressione...”
Si può anche considerare la libreria un simbolo di cultura, aprire le librerie però non significherà avere un paese colto.
Se si fosse voluto un simbolo perché non aprire le biblioteche pubbliche? I dipendenti vengono pagati con risorse pubbliche. Le norme di sicurezza devono essere garantite dall'amministrazione. I fondi pubblici mantengono aperti questi servizi, simboli di sapere, aggreganti sociali che consentono l’accesso alla cultura anche a chi non vuole o non può permettersi di acquistare i libri. Le librerie sono NEGOZI. Al pari dei negozi di scarpe, di mutande, di accessori per la casa.
Vendono un oggetto, ne traggono un guadagno con cui sostengono le spese di affitti, utenze, gestione dei conti bancari, compensi per i dipendenti, tasse, varie ed eventuali.
Ci sentiamo spesso dire: “Che meraviglia entrare in libreria e passare ore a spulciare tra gli scaffali” - “Bravi, che bel lavoro, io leggo tantissimo però non posso comprare perché sai ho la casa piena di libri, fammi uscire o compro tutto ahahaha, tenete duro” - “Oh l’odore delle librerie” - dispiace farvi crollare questo mito, ma 9 su 10 è polvere. Avete idea di quanta polvere si depositi sulle centinaia di volumi presenti in un negozio?
E ancora: “Ah se lavorassi in libreria starei sempre a leggere” -no caro amico, se lavorassi in libreria passeresti il tempo a servire i clienti, a spolverare (vedi sopra), a lavare i pavimenti, a sistemare gli scaffali, a fare gli ordini, a pagare i conti, a fare le rese, a sorridere a quelli che “tenete duro ma io non compro neanche una matita”(vedi sopra).
Non vorrei sembrare polemica ma appunto quest’idea romantica della libreria in situazioni come quella che stiamo vivendo non va bene. Poi, da qualche parte bisogna ricominciare e se tocca alle librerie bene!
Durante la chiusura (e ancora oggi) avete comunque continuato a lavorare consegnando i libri a domicilio; come è andata? E come si possono aiutare le librerie indipendenti (oltre che comprando da loro)?
Le vendite con spedizione sono andate davvero bene. Il progetto #libridaasporto ci ha aiutato tantissimo e il sostegno dei lettori, vecchi e nuovi clienti, è stato incredibile.
Ci ha tenuti in vita e questa apertura, di cui siamo felici, speriamo ci faccia ripartire. Per aiutare le librerie indipendenti poi si potrebbe per esempio impedire ai quotidiani di pubblicare un libro alla settimana in allegato al giornale a 3 euro. Si potrebbe pensare (se dobbiamo essere simboli) a condizioni agevolate sugli affitti. La legge sullo sconto al 5% è un aiuto che in parte livella la situazione con l’online e i grandi gruppi
Impedire di spendere i bonus 18app e Docenti su piattaforme che non pagano le tasse in Italia sarebbe un bene per noi e per gli altri che possono incassarli.