Un bambino che sbricia qualcosa. Un'icona bizantina. Tanti piccoli quadrati colorati. Una testa che non sfigurerebbe in un quadro di de Chirico. Vanno bene il Colosseo e i musei Vaticani, ma secondo me ogni turista che arriva a Roma una capatina a Tor Marancia dovrebbe farla. Intanto perché - senza nulla togliere a secoli di storia, per carità - le solite cose dopo un po' annoiano a vederle e a raccontarle, e poi perché questo quartiere accanto alla Cristoforo Colombo è davvero bello. Tutto è iniziato nel 2015, quando il progetto Big City Life ha deciso di trasformare la borgata in un vero e proprio museo a cielo aperto, chiamando a raccolta 22 artisti da 10 paesi del mondo e chiedendo loro di dare vita e colori ai palazzi del quartiere, costruito negli anni Trenta del Novecento per dare una casa agli abitanti della zona del Vaticano, sfollati dopo la demolizione della spina di Borgo. Oggi loro se ne stanno lì, a guardare con ironico disincanto le comitive che vanno ad incontrarli manco andassero alla ricerca del buon selvaggio.