Ci sono luoghi che più di altri sono il simbolo di interi quartieri. E santa Maria è Trastevere. Tutto qui comincia nel 38 a.C., quando una misteriosa fuoriuscita di olio dal terreno venne a posteriori interpretata come segno della venuta del Messia, l'unto del Signore. Ed ecco perché qua e là dentro e fuori la basilica ci sono continui riferimenti a questa miracolosa fons olei. La basilica in sé risale all'epoca di papa Callisto, ma del III secolo non è rimasto molto: quello che vediamo oggi è soprattutto effetto della ricostruzione di di Innocenzo II che, alla fine del XII secolo, prese a prestito marmi e colonne dalle terme di Caracalla. L'interno oggi è quindi un puzzle di tante epoche; le cose che io preferisco qui dentro sono però due: una è la cappella Avila, piccolo gioiello del tardo barocco inventato da Antonio Gherardi, l'altra è il ciclo di mosaici dedicati alla vita di Maria che Pietro Cavallini realizza alla fine del Duecento: il povero Cavallini oggi è un totale sconosciuto, ma è stato forse uno dei pochi a quell'epoca a tenere testa perfino a Giotto. E tutta Trastevere parteggia per lui.