La cosa migliore è arrivarci perdendosi: camminare senza sapere dove nei vicoletti accanto alla fontana, non sapendo bene se girare a destra o sinistra. Poi, in una giornata quieta, lentamente si comincia a sentire il fragore dell'acqua, e allora si capisce che la fontana di Trevi è proprio a un passo, nascosta dietro l'angolo di palazzo Poli, talmente ingombrante da fagocitarlo tutto e sembrare, nella piazza piccolina, un gigantesco mondo a parte. Una fontana qui c'è sempre stata, ma nel Medioevo non era niente di più di una semplice vasca riempita dall'acqua che sgorgava da tre bocche. Ci provarono in tanti a rendere più monumentale la mostra dell'acqua Vergine, anche papa Urbano VIII, che voleva godersi un bel panorama dall'alto del palazzo del Quirinale, chiese a Bernini di pensare ad una soluzione che però arrivò solo molto tempo dopo, grazie a papa Clemente XII e all'architetto Nicola Salvi, che si inventò una specie di arco di trionfo, non immaginando certo che la sua immortalità sarebbe passata dal bagno più celebre della storia, quello di Marcello e della Ekberg.