In natura è un fenomeno che si chiama simbiosi, e avviene per esempio tra il pesce pagliaccio, in un rapporto che favorisce entrambi. Sull'Appia Antica è avvenuto più o meno lo stesso col mausoleo di Cecilia Metella e il palazzo Caetani, tanto da poter affermare che l'uno non esiste senza l'altro: il primo è la tomba di una matrona romana che fu forse la nuora di Crasso (quello del primo triumvirato, assieme a Cesare e Pompeo), che papa Sisto V voleva abbattere per fornire materiale da costruzione a Ippolito d'Este per la sua villa di Tivoli, il secondo è il vero e proprio castello che i Caetani costruirono qui all'inizio del Trecento, proprio negli anni del pontificato di Bonifacio VIII, e che utilizzarono come vero e proprio casello per imporre il pedaggio a chiunque passasse da qui (ma i romani a un certo punto si sono scocciati, e hanno deciso di aprire la via Appia Nuova). Del mausoleo oggi resta la camera sepolcrale - trasformata in torrione medievale - del castello le mura perimetrali, qualche frammento di ceramica ritrovato qua e là durante gli scavi e la chiesetta di san Nicola, uno dei pochi esempi di architettura cistercense in città, ma il loro legame simbiotico è talmente stretto che non si riesce quasi a capire dove finisce l'uno e comincia l'altro...