Potrei raccontarvi davvero un sacco di cose sulla basilica di santa Cecilia a Trastevere: che secondo la leggenda venne costruita sulla casa della povera Cecilia, martire assieme al marito, o che venne monumentalizzata da Pasquale I, che infatti compare tutto impettito nell'abside mentre mostra il modellino della chiesa come quando si mostra un cabaret di paste entrando in casa d'altri. Potrei anche dirvi che all'interno oggi convivono opere medievali e un assetto sostanzialmente settecentesco, oppure raccontarvi del capolavoro di Stefano Maderno, che realizza la scultura di Cecilia sotto l'altare maggiore, e che ritrae il corpo della santa così come venne ritrovato, praticamente intatto, nel 1599. Ma non posso purtroppo parlarvi, perché non si possono fare foto, dell'opera di gran lunga più bella del quartiere, quel giudizio universale che Pietro Cavallini dipinse alla fine del Duecento sulla controfacciata: qui gli angeli da un lato fanno strada ai beati come paradisiache bodyguard, e dall'altra spingono i dannati all'Inferno come se stessero cercando di chiudere una valigia troppo piena. Un capolavoro.